sabato 24 marzo 2018

SENECA E L'EDUCAZIONE INTERIORE
Seneca mira piuttosto alla cura di sé e all'autoeducazione interiore attraverso la filosofia. Il pensiero di Seneca è  influenzato dallo stoicismo, una delle principali correnti filosofiche dell'età ellenistica.
Nelle Lettere a Lucilio Seneca sostiene la necessità di migliorare se stessi dal punto di vista morale, seguendo l'esempio delle persone virtuose e esaminando criticamente le esperienze personali. E' dunque sbagliato l'atteggiamento di coloro che si dedicano allo studio senza mirare ala propria crescita interiore.
Seneca definisce in particolare la figura del saggio, come colui che controlla le proprie passioni con l'uso della ragione e accetta il proprio destino; il saggio è inteso come "pedagogo del genere umano".
Il suo pensiero non è rivolto alle istituzioni educative, quanto al percorso di educazione che ciascuno compie.
Seneca, con il richiamo delle autorità, intende opporsi alla crisi educativa che durante la formazione assume  un aspetto tecnico-pratico, e prepara il terreno al pensiero cristiano che a sua volta n riceverà influenze dello stoicismo.
LA DIFFUSIONE DELLE SCUOLE
Nell'età imperiale, lo studio della filosofia viene abolito, per evitare che si creino coscienze libere.
Per il resto, l'organizzazione degli studi resta immutata, anche se capillare, estendendosi in tutto l'impero. Inoltre è favorito l'accesso di nuovi ceti sociali, vengono previsti gli alimenta, cioè dei prestiti pubblici alle famiglie del ceto medio per favorire la formazione dei figli. Compaiono inoltre le biblioteche.
Complessivamente, in contrapposizione all'ideale della humanitas, la società privilegia sempre di più la preparazione tecnica.
QUINTILIANO E L'EDUCAZIONE IN ETA' IMPERIALE
Quintiliano ci ha lasciato un'opera, la Institutio oratoria, con la quale intende ridare all'arte oratoria un fondamento culturale. Lo scopo di Quintiliano è formare il bonus orator. L'avvocato che sa affrontare in modo eccellente le cause più importanti relative a decisioni politiche. Pertanto Quintiliano compone un'opera sull'educazione complessiva dell'oratore, seguendone la formazione dalla nascita alla fonte della carriera. 
L'institutio oratoria espone inizialmente gli aspetti dell'istruzione primaria e grammaticale, rivolgendosi ai genitori e agli insegnanti. Successivamente amplia il discorso fino all'attività dell'oratore adulto. I caratteri ideali dell'oratore l'onestà, l'abilità nel parlare e la preparazione filosofica.
Quintiliano  ripropone le caratteristiche dell'oratore ciceroniana: inventio, dispotio, elocutio, memoria, pronunciato. Nello stesso tempo, ribadisce la chiarezza, correttezza e ornamentazione. E vi aggiunge la ficilitas,ossia la qualità letteraria della semplicità o leggerezza. Quintiliano invita infatti ad uno stile di vita naturale, per far si che il discorso si possa sviluppare in modo organico e spontaneo.
La riflessione di Quintiliano prende in considerazione anche le modalità di insegnamento e la figura del maestro. Attraverso la formazione dell'oratore si giunge al suo completo sviluppo naturale. Per un oratore perfetto è necessaria l'educazione. Il connubio tra natura ed educazione è fondamentale per Quintiliano, per l'educazione.
Anche l'attenzione per le inclinazioni naturali dell'allievo fa di Quintiliano un precursore della pedagogia moderna. E' anche l'unico del suo tempo a pronunciarsi contro le punizioni corporali.
Egli fornisce un ritratto del maestro ideale:
  • pratico, positivo, morale;
  • sensibile e coinvolgente;
  • rende l'insegnamento naturale e divertente;
  • adegua il metodo all'indole dell'allievo;
  • loda molto;
  • concede svago e gioco.
Lo studente ideale deve sviluppare nei confronti dell'insegnante obbedienza e amore.
Quintiliano delinea il curricolo scolastico:
  • in famiglia, con l'intervento di schiavi e pedagoghi;
  • successivamente a scuola con il grammatico, con un insegnamento basato sulla lettura ed alta voce della poesia;
  • verso i 14 anni passano allo studio della retorica, esercitandosi nelle narrazioni e nelle declamazioni, cioè nella recitazione.
L'apprendimento della grammatica e retorica non è sufficiente però alla formazione del buon oratore, è necessaria un'educazione che comprenda musica, geometria, astronomia, storia, filosofia e diritto.
Purtroppo, la voce di Quintiliano rimase inascoltata fino al Rinascimento, dove venne finalmente ascoltato.


















L'ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA ROMANA
L'educazione romana inizia  con l'istruzione primaria o lodus litterarius, a 7 anni. Il magister o litterator insegna a leggere e a scrivere, il calcolo viene invece insegnato dal calculator: insegnamento importante perché molti allievi, dopo questo livello, lasciano gli studi per diventare mercanti.  L'insegnamento è ripetitivo-mnemonico e coercitivo e cn frequenti punizioni corporali. Le punizioni corporali venivano inflitte con la ferula, cioè una canna con dei nodi di legno e con la scutia o la virga, delle fruste.
Al termine di questo ciclo scolastico gli studenti sanno appena leggere e scrivere.
All'istruzione secondaria accedono solo i ragazzi provenienti da famiglie ricche e che frequentano per tre anni le lezioni di un grammaticus.
Le materie di insegnamento sono la grammatica, logica, retorica, musica, astronomia, geometria, aritmetica, medicina e architettura.
L'insegnamento segue una sequenza precisa. Dopo aver letto e spiegato il testo, il maestro compie un'analisi dei contenuti e della forma. Anche in questo ciclo di studi è previsto un metodo mnemonico. Lo scopo di questa istituzione è quello di avviare l'arte dell'eloquenza.
L'istruzione superiore viene impartita nelle scuole di retorica: l'insegnante di retorica, cioè il magister dcendi o rhetor, deve essere un professionista della parola, ma anche un esempio morale. Egli guida gli allievi alla composizione di testi che dovranno essere recitati.
Lo scopo delle scuole è quello di preparare un cittadini in grado di intervenire nella vita politica o di intraprendere una carriera forense. Queste scuole privilegiano le competenze tecniche.
A Roma viene curata anche l'istruzione tecnico-professionale. A questo scopo viene aperto il pedagogium, nel quale schiavi, liberti  e artigiani liberi, ricevono una formazione professionale specializzata. L'insegnamento viene impartito dai maestri i quali sono a loro volta istituiti in collegia e corpora, corrispondenti alle nostre scuole professionali e legate alle botteghe artigianali del tempo.
Esistono anche i collegia destinati alla formazione di sacerdoti e soldati.

mercoledì 21 marzo 2018

CICERONE E L'ELLENAZIONE DELL'EDUCAZIONE ROMANA
Marco Tullio Cicerone è stat un uomo politico romano, ma soprattutto un filosofo, oratore e scrittore che ha influenzato profondamente la prosa latina.
Egli cerca di conciliare il mos maiorum con la raffinata cultura greca, interessandosi soprattutto ai problemi morali e alle questioni pratiche. Ha contribuito in grande misura a diffondere la filosofia greca nel mondo romano, trasponendo in latino i termini propri della cultura greca: con lui, la paideia greca diventa la humanitas latina.
Cicerone si sofferma soprattutto sull'istruzione superiore dell'oratore, nella quale  devono confluire erudizione ed etica: le discipline fondamentali sono la letteratura, la filosofia e il diritto. L'oratore deve avere una cultura ampia e profonda. Anche Cicerone infatti, ritiene che il benessere dello Stato dipenda dalla bontà dell'educazione ricevuta dal cittadino.
La sua opera più importante al riguardo è il De Oratore, scritto sotto forma di dialogo. In esso Cicerone esamina la retorica e l'oratoria, definendone gli aspetti fondamentali:
  • inventio, l'ideazione di un'orazione;
  • dispotio, l'ordine degli argomenti;
  • elocutio, l'uso di un linguaggio ricco;
  • memoria, la capacità di ricordare;
  • actio, l'espressione dell'orazione.

venerdì 16 marzo 2018

CATONE E LA DIFESA DELLA TRADIZIONE CONTRO LA CRISI REPUBBLICANA
Alla  ribalta della società si affiancano nuovi ceti che non condividono più i vecchi valori incentrati sulla tradizione, come l'austerità e la legalità. Le stesse correnti di pensiero ellenistiche non pongono più lo stato e la collettività al centro, ma l'uomo nella sua individualità.
Dal III sec. a.C. cambia anche l'educazione. Le famiglie ricche affidano sempre più i propri figli a un servo o a un liberto istruito, il pedagogus.
Le ragazze delle famiglie più elevate vengono affidate a un pedagogus per studiare, sempre in casa, danza e canto e imparare a dipingere. In età precoce, però, si sposano, passando all'autorità del marito.
Tuttavia, una parte della società romana si mostra ostile a questi cambiamenti e all'influenza greca.
E' questa la posizione di Marco Porcio Catone. Egli contrastava la tendenza che va a diffondersi di affidare i giovani ai precettori greci. Egli esorta a recuperare  la vecchia tradizione che vede nel padre l'educatore naturale dei propri figli e così  personalmente il proprio figlio, raccogliendo nei Libri ad filum Marcum i suoi insegnamenti di agricoltura, medicina e retorica.
Catone valorizza l'oratoria come virtù civica, ma solo in stretti legame con etica e politica.
La retorica deve essere uno strumento di cui il pensiero deve servirsi. Al mondo rurale e ai suoi ideali, Catone dedica un'altra opera, il De agricultura, nella quale contrappone il lavoro dei campi all'attività mercantile: l'oratore e il contadino potranno rendere di nuovo Roma grande.
L'EDUCAZIONE ROMANA DELLE ORIGINI E ILMOS MAIORUM
Inizialmente l'economia romana era basata unicamente sull'agricoltura e la società dominata da un'aristocrazia di proprietari terrieri. In questa società delle origini predominano i valori della casa e della famiglia. L'educazione avviene dunque all'interno della famiglia.
Il sentimento al quae si viene educati è la pietas. A questi valori si aggiungono il legame con la propria terra, la dedizione al lavoro, la moderazione il rispetto della legge e della tradizione.
Questo insieme di valori costituisce il mos maiorum, l'esempio che viene dagli antenati.
La prima educatrice è la madre. Compiuti i sette anni, il bambino passa sotto la guida del padre, il pater familias. Attraverso l'esempio fornito dal padre, il figlio impara il necessario per amministrare un'azienda agricola e a partecipare alla vita pubblica frequentando il foro. Anche la prima alfabetizzazione viene fornita dal padre. Partecipano anche all'educazione fisica in modo a irrobustirsi per la guerra.
A quattordici anni si metta la "togo praetexta", orlata di rosso e propria dell'infanzia, e indossata, nel corso di una cerimonia, la "toga libera" o "virile", completamente bianca, acquisendo il diritto di sedere in senato per perfezionare la propria formazione politica.
Dal 451 a. C. il punto di riferimenti dell'educazione romana è rappresentato dalle Dodici tavole, cioè le leggi fondamentali della città. Esse riassumono i valori del mos maiorum:
  • rispetto della tradizione;
  • pietas, cioè l'osservanza di regole sia etiche sia religiose tramandate dalle origini;
  •  rigore morale;
  • obbedienza alla legge.
Tutto ciò non riguarda la figlia femmina, che resta in casa per imparare a svolgere, sotto tutela della madre, i lavori domestici.
                     L'EDUCAZIONE NELL'ANTICA ROMA

L'EDUCAZIONE COME "FATTO SOCIALE"
A seconda della loro condizione, i cittadini romani godono di diritti politici, partecipano alle assemblee, rivestono cariche pubbliche, scendono in guerra. Anche l'educazione è per i romani un fatto sociale, che integra gli individui nella vita della città: quindi essa ha un intento civico. Il cittadino romano, infatti,, deve sapersi comportare di fronte alla collettività in modo adeguato.
L'educazione romana ha un intento molto pratico. I romani usano il termine educatio per indicare la prima fomazione che è finalizzata allo sviluppo delle attitudini fisiche,morali e intellettuali.
E' invece il termine humanitas, preferito da Cicerone, ad indicare un'educazione raffinata e basata su valori morali.

ARISTOTELE
Aristotele è uno dei più grandi filosofi greci, A diciotto anni entra nella Accademia di Platone, nella quale rimane per 20 anni. Alla morte di Platone,, si sposta ad Asso e in seguito a Mitilene. Nel 243 inizia a fare da precette al figlio di Filippo il Macedone. Nel335 torna as Atene e fonda il Lieo. E' proprio in questi anni che inizia a trascrivere i suoi pensieri . Alla morte di Alessandro Magro, egli viene esiliati a Calcide, dove muore nel 322a. C.
Inizialmente i suoi ideali erano simili a quelli di Platone, ma poi iniziò ad avere le sue idee. Le sue idee, trascritte nei libri rappresentano un'enorme enciclopedia del sapere.
ARISTOTELE: LA FORMAZIONE INTEGRALE E L'EDUCAZIONE DI STATO
Aristotele, privilegia l'analisi delle realtà e della felicità alla descrizione dello Stato ideale. Il pensiero etico-pedagogico di Aristotele si esprime nell'Etica Nicomachea e nell'La Politica. Aristotele stabilisce uno stretto rapporto tra comportamento morale e felicità: solo una formazione integrale dell'uomo può permettere di raggiungere l'equilibrio. Aristotele ha sempre presente la formazione del buon cittadino e l'amore per la cultura. Aristotele parla infatti di due tipi di virtù: virtù dianotiche: esercito dell'intelligenza e virtù etiche: controllo delle passioni.
Aristotele non nega la ricerca dei piaceri sensibili, attenendosi al giusto mezzo. Ciò richiede un'educazione adeguata e completa,, riservata solo all'elitè.
Nell'educazione degli uomini concorrono tre fattori:
  • natura, cioè predisposizione di corpo e spirito.
  • costume, che è dato dal tipo di comportamento familiare e pubblico.
  • discorso, cioè insegnamenti ricevuti da maestri.
Secondo Aristotele lo Stato deve occuparsi dell'istruzione. Aristotele prevede un'educazione composta di tre cicli di sette anni ciascuna: il primo(0-7 anni) viene affidato alla famiglia e gli altri (7-14 e 14-21 anni), sono affidati allo Stato. L'educazione deve mirare alla perfetta e armoisa formazione dell'uomo, tenendo conto di alcuni aspetti:
  • formazione fisica
  • formazione intellettuale
  • formazione mirale
Aristotele dà particolare importanza alla formazione liberale per la quale devono contribuire discipline come la letteratura, la ginnastica, la musica e il disegno. Questa educazione rende il comportamento virtuoso.
Nel Liceo si apprendono varie discipline, ance scientifiche, ciascuna delle quali con una propria autonomia. 
L'insegnamento pratico nel Liceo è soprattutto orale, sotto forma di dibattito dialettico. Docente e studenti discutono passeggiando sotto i portici del Peripato. Il sapere del Liceo aristocratico assume un'articolazione complessa fatta di discipline specialistiche, alle quali solo lo sguardo filosofico è in grado di dare un'unità. Aristotele ha lasciato dei libri solo per i suoi studenti detti esoterici, e altro destinati al pubblico, detti essoterici. 
Due discipline assumono particolare importanza: al filosofia e la logica. Ls logica costruisce uno studio propeudico, in quanto fornisce gli strumenti della ricerca.
La logica si occupa dello studio dei ragionamenti: il ragionamento induttivo e deduttivo:
RAGIONAMENTO INDUTTIVO: questo ragionamento passa dai casi particolari alle conclusioni generali. Le conclusioni non sono però concrete, ma provvisorie.
RAGIONAMENTO DEDUTTIVO: questo ragionamento passa dal principio generale a quello particolare.

ISOCRATE: LA FORMAZIONE DELL'ORATORE

Isocrate, nel 390a. C., apre ad Atene una propria scuola in concorrenza con l'Accademia di Platone. Isocrate rinuncia a una rifondazione del sapere ritenendo che sia impossibile raggiungere la verità assoluta. Egli persegue infatti un ideale culturale ed educativo accessibile alla maggior parte degli uomini. Isocrate intende insegnare le tecniche di formazione di persone autentiche, con un'ampia educazione.
Anch'egli vuole arginare la crisi della poleis, puntando alla formazione di un uomo di Stato che sia una persona colta e onesta. Su questo si sofferma la sua opera Niclocle, mentre nell'Antidosis illustra la propria attività didattica.
Per la sua formazione dell'oratore, prevede un curricolo di quattro anni durante i quali viene fornita una preparazione enciclopedica. Viene insegnata la retorica, aspetti linguistico-grammaticali, la matematica e la retorica.
Nella formazione generale ha una grande importanza lo studio della storia.

lunedì 12 marzo 2018

        LE STRUTTURE E IL PERCORSO EDUCATIVO IN ETà ALLENISTICA
Nell'età ellenistica la prima educazione avviene, come sempre in casa. Dai sette ai diciannove anni i ragazzi frequentano la scuole pubblica a cura dei municipi. Anche qui ritroviamo il pedagogo, cioè un figura che accompagna lo studente a scuola e funge da riferimento morale. Il maestro invece insegna.
Le varie fasi dell'educazione sono:
  • ISTRUZIONE PRIMARIA (7-12 ANNI)
Qui gli studenti imparano a leggere e a scrivere, imparano la matematica, la musica e la ginnastica. Per chi si mostra lento nell'apprendimento sono presenti punizioni corporali.
  • ISTRUZIONE SECONDARIA (12-20 ANNI)
Qui viene impartita un'educazione scientifica e umanistica. Il grammatico insegna letteratura mentre il retore cura l'esposizione orale e scritta dell'alunno. Anche qui vi è l'efebato (18-20 anni), doe viene impartita un'educazione militare. preparando soprattutto alla carriera da atleta professionista.
  • FORMAZIONE SUPERIORE 
è basata sulla retorica e vuole quindi creare dei professionisti della parola. La filosofia, ad essa collegata, è però vista come un mezzo di ricerca interiore individuale.


                                           L'EDUCAZIE NELL'ETà ALLENISTICA

L'ideale della vita ellenistica è un ideale di vita contemplativa, dove ciascun cittadino diventa suddito e lascia al sovrano i compito di  guidare lo stato.
Questo ideale permise la diffusione della vita pratica e la ricerca di indicazioni etiche che permettano di affrontare nel modo migliore la vita personale.
Ciò viene insegnato nelle scuole ellenistiche come, l'epicureismo e lo stoicismo, cioè colui che domina la propria vita e le proprie passioni. Qui la figura del sapiente viene sostituita a quella del saggio. La scuola  diventa allora uno spazio per riunire la comunità (Giardino di Epicuro).
Si sviluppa anche la figura del sapiente specializzato, cioè colui che specializza e separa il sapere: è qui che inizia a svilupparsi l'uomo colto di stampo umanistico.
Due luoghi molto importanti risalenti a questo periodo sono, la biblioteca di Alessandria e il museo di Alessandria.
In questo periodo nacquero diversi personaggi importanti, come Plutarco: egli scrisse le Vite Parallele, in cui vengono descritte delle vite parallele ideai, prendibili come modello di vita. A lui è attribuita anche la De liberis educandis. In questo volume si propongono degli ideali di formazione liberale, con un valorizzazione della retorica e la filosofia
Contro le arti liberali troviamo Sesto Emprico, che afferma che l'apprendimento sia possibile solo tramite esperienza diretta.

domenica 4 marzo 2018


                                                                    IL MITO DELLA CAVERNA

Alcuni schiavi sono intrappolati sin dalla nascita in una caverna, incatenati in modo che ne vedano soltanto il fondo. Sulla parete del fondo vengono proiettate delle ombre di oggetti, sorretti da delle statue. Gli schiavi credo dunque che quella sia l’unica realtà esistente.

Un giorno, però, uno schiavo si libera e vede le statue. Proseguendo nel suo cammino uscì addirittura dalla caverna. Gli bruciano gli occhi a causa del sole, ma una volta che gli si abituarono, riuscì a vedere il mondo che lo circondava.

Lo schiavo non si accontentò di tenere la verità per sé: rientrò nella caverna e rivelò la verità a tutti. Gli altri prima lo derisero e non gli credettero e poi lo uccisero.

Il mito rappresenta come Platone vive la sua vita filosofica: compiuto il suo cammino verso la verità, vuole comunicare a tutti le sue scoperte per liberarli dalla ignoranza che li rende schiavi. La caverna buia rappresenta la condizione di ignoranza che rende prigionieri di false credenze.

                                                                           PLATONE

Nato aristocratico, diventa prima seguace di Cratilio e poi di Socrate, verso il 408. Dopo la morte di Socrate, nel 399, si allontana da Atene. Va prima a Taranto e poi a Siracusa, ma poi torna ad Atene, dove fonda l’Accademia.

Le maggior parte delle opere di Platone sono scritte in forma di dialogo e hanno Socrate come protagonista. Pian piano le opere di Platone iniziano sempre più ad allontanarsi dalle opere di Socrate.

Platone costruisce il suo pensiero filosofico su una ricerca di verità assoluta, che possa causare una rivoluzione colturale indispensabile per una riforma politica.

                                                        PLATONE E L’ACCADEMIA

La filosofia di Platone è creata su un ideale di giustizia che deve realizzarsi sia nella vita individuale sia nella vita sociale. Platone rimane deluso dalla condanna di Socrate. Rinuncia alla carriera politica e cerca fuori da Atena una città meglio governata, ideale per vivere, i cui tratti principali vengono sviluppati nell’opera La Repubblica. Ma i suoi tentativi di creare la società perfetta falliscono: crea così l’Accademia.

Platone prepara allora un nuovo modello educativo allo scopo di preparare un nuovo ceto politico. Platone intende rintracciare la verità e dei valori immutabili da realizzare tra gli uomini e colloca quest’ultimi nell’iperuranio. è come se Platone considerasse questi concetti come oggetti speciali, chiamati idee. La conoscenza delle idee è il punto terminale dell’educazione. Quindi l’educazione è un processo di conoscenza nel quale vengono selezionati i governanti e formati cittadini. Solo i più meritevoli potranno diventare filosofi e per Platone, i filosofi devono andare al governo e realizzare la giustizia.

Queste idee vengono esposte in La Repubblica. Lo Stato viene paragonato ad un uomo che vive grazie all’equilibrio tra le parti che lo compongono. Platone identifica vari tipi di cittadini:

·         i produttori: essi sono chiamati a mantenere il benessere materiale della città mediante la virtù della temperanza;

·         i guerrieri: possiedono la virtù del coraggio e garantiscono la giustizia della città;

·         i reggitori: possiedono la virtù della saggezza e a loro è affidata la guida dello Stato.

Lo Stato di Platone è un’aristocrazia in cui migliori sono i migliori per capacità: è quindi una meritocrazia. La sia realizzazione è affidata al controllo dello Stato.

Platone si occupa dell’educazione delle classi superiori. Non è però escluso che i nati produttori possano accedere alle classi più elevate, o viceversa.

I custodi hanno un diverso percorso scolastico:

·         fino ai 18 anni: un’educazione comune per maschi e femmine e che prevede principalmente musica e ginnastica.

·         18/20 anni: sono gli anni dell’efebato maschile, cioè il servizio militare.

·         20/30 anni: si studia matematica, calcolo e geometri.

·         30 anni: ha inizio lo studio della dialettica.

·         35 anni: chip stato selezionato s dedica alla filosofia.

·         50 anni: coloro che superano l’ultimo esame guidano lo Stato.

Questa opera viene alleggerita con Le Leggi, opera in cui Platone tiene più conto della realtà. In quest’opera Platone estende l’educazione a tutti i cittadini e introduce un’attività prescolare per i bambini, basata sull’affettività. Lui crede infatti che l’educazione debba essere svolta in un ambiente affettivo. La sua stessa conoscenza, secondo Platone, è legata all’amore.

                                                                           SOCRATE

Socrate era figlio di uno scultore, Sofronisco, e di una levatrice, Fenarete. Tra il 431 e il 404 prende parte alla guerra del Peloponneso mostrandosi valoroso. Dal 406 al 405, vince conto alcuni strateghi, sul piano politico. Successivamente contravviene all’ordine arrestare Leonte di Salamina. Fu il restauro del governo a condannare Socrate a morte con l’accusa di corruzione dei giovani e per mancato rispetto degli dei: lui voleva trovare un demone interiore, cioè la conoscenza. Affermava inoltre che per far parte alle cariche politiche erano necessarie competenze specifiche.

Del suo processo abbiamo testimonianze dall’Apologia di Socrate, scritta dal suo allievo Platone: è a lui che dobbiamo le maggiori testimonianze del pensiero socratico. Socrate infatti non volle mai scrivere nulla in quanto credeva che la filosofia nascesse dal confronto diretto.

                                                       SOCRATE E LA FORZA DEL DIALOGO

Socrate a differenza dei sofisti insegna la filosofia e l’aretè morale. Socrate insegna ai suoi interlocutori che molte delle loro convinzioni sono solo opinioni infondate e li induce alla ricerca della verità. Egli stesso è impegnato in questa ricerca perché l’unica certezza che possiede è quella della sua ignoranza. Attraverso il dialogo, sottopone gli interlocutori a un complesso gioco di domane e risposte, mettendo alla prova le loro convinzioni. Cerca la risposta della cosa esaminata. Sotto i colpi delle obiezioni di Socrate, le tesi degli avversari crollano, perché si rivelano in contraddizione.

Socrate induce i suoi interlocutori a trovare la verità da soli, attività detta maieutica, un termine greco che indica la levatrice: lui aiuta le menti a partorire idee.

Egli ci riesce proclamandosi ignorante e eleggendo saggio l’interlocutore per poi smascheralo: attività chiamata ironia socratica. Socrate non è un sofista, infatti:

·         A Socrate interessa la dialettica, come serrato dialogo che guida alla ragione;

·         Socrate vorrebbe approdare al bene e alla giustizia.

·         Per Socrate la virtù viene da una ricerca interiore.

Proprio per questo, Socrate, è considerato lo scopritore dell’anima come coscienza: l’uomo è la propria anima e l’anima è la sede dell’attività pensante e morale.

I veri valori per Socrate sono quelli dell’anima e la conoscenza: conoscendoli si ottiene la libertà e la felicità, e così si ottiene la virtù.

Socrate sostiene che una volta che si conosce il bene sia impossibile non agire in quella direzione. Questa posizione viene detta ottimismo etico e intellettualistica. Socrate fu anche un grande educatore: il dialogo socratico rimane ancora un punto di riferimento per la pedagogia.

                                      I SOFISTI E LA NASCITA DELLA PAIDEIA

Il termine sofista indicai primi insegnanti a pagamento degli aspiranti politici. I sofisti insegnano l’aretè politica degli aspiranti politici. I sofisti insegnano l’aretè politica, cioè la tecnica con cui un uomo politico può sostenere in pubblico le proprie tesi e sconfiggere l’avversario. Consiste anche nella virtù della dialettica e della retorica. Le tecniche di insegnamento dei sofisti sono due:

·         la dialettica: consiste nel riuscire a dialogare con due o più interlocutori.

·         la retorica: consiste in lunghi dialoghi con i quali si vuole persuadere l’avversario.

Grazie a queste abilità si può scendere nell’agone politico, cioè il confronto tra due parti.

Per poter battere l’avversario la persona ha bisogno di un sapere enciclopedico: gli vengono dunque insegnati la poesia, il mito e la scienza. In questo modo vengono buttate le badi della paida greca e di un insegnamento della cultura generale.

è importante notare che i sofisti non cercano la verità. I loro esponenti erano infatti:

·         Protagora diceva: “L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. Ciò vuol dire che la verità è dell’uomo.

·         Gorgia affermava: “Nulla è; e se qualcosa è, non è conoscibile; seppure è conoscibile, non è comunicabile”, ciò significa che tutto sta nelle nostre capacità.

Per questo motivo furono accusati di scetticismo e di nichilismo. Essi però hanno posto l’uomo e la città al centro della loro attenzione filosofica e hanno formato molti uomini politici.

                                                  ATENE E L’EDUCAZIONE DEL CITTADINO

Ad Atene prevale l’insegnamento delle leggi e della giustizia, la così detta Dike. è Solone a proporre questo ideale attraverso l’Eunomia, cioè la buona legge. L’aretè è intesa come virtù civica: un’educazione di rispetto verso lo Stato e le leggi.

Atene ha esigenze maggiori di quelle militari: qui i giovani maschi partecipano alla vita politica. Qui viene impartita l’educazione fisica, la musica, la letteratura e la scrittura. La scuola era privata e le maggiori figure educative erano:

·         grammatistes, insegnanti di grammatica e letteratura;

·         kitharistes, maestri di musica;

·         paidotribes, l’istruttore di ginnastica.

I ragazzi vengono accompagnati a scuola dal pedagogo e le ragazze restano a casa.

Il ciclo formativo di divide in diverse fasi:

·         formazione in famiglia fino ai 7 anni;

·         dai 7 fino ai 14 si dedicano allo studio elementare;

·         dai 14 si dedicano ai corsi di studio superiore;

·         a compimento de 18 c’è la scuola miltare.

Inoltre ad Atene sono attivi i corsi di sofisti di Platone. L’educazione ad Atene ha come obbiettivo la formazione del buon cittadino.


                                                     SPARTA E L’EDUCAZIONE DEL SOLDATO

Sparta raggiunse il suo massimo splendo nel VII-VI secolo a.C. Questa poleis ha un’organizzazione di tipo militare. La società è divisa in 3 classi sociali: spartani, cittadini con diritti politici e militari, i periaci, uomini liberi, artigiani e commercianti, ma senza diritti, gli iloti, schiavi senza alcun diritto.

A Sparta l’educazione ha lo scopo di formare bravi soldati: prevale infatti laretè eroica. Lo Stato prevede alla formazione. Per chi la selezione (i neonati malformati vengono lanciati dal monte Taigeto), l’educazione inizia così:

·         in famiglia fino ai 7 anni.

·         dopo i 7 anni, i maschi entreranno a far parte di alcune fratellanze: fanciulli (7-11); ragazzi (12-15); eirenes o efebi (16-20). Sono suole militari.

·         a 20 anni si fa l’ingresso nell’età adulta.

I ragazzi ricevono così una grande educazione militare, impartita dal paidonomos.

Nell’efebato in particolare, ai giovani viene impartita l’arte della resistenza.

Dai 18 ai 20 anni i giovani devono superare molte prove e specializzarsi in musica, marcia e ginnastica.

A Sparte non viene molto trasmessa la cultura. A Sparta vanno a scuola anche le ragazze dai 6/7 anni, entrando così a far parte delle sorellanze. Anche a loro veniva impartita la stessa educazione dei ragazzi: le donne godevano infatti di grandi libertà.

                                                        ESIODO E L’ARETè DEL MONDO CONTADINO

Va ricordato anche Esiodo, il poeta più antico della Grecia continentale. Egli scrisse la Teogonia e le Opere e i Giorni.

Nella Teogonia, Esiodo, dopo aver parlato dell’origine dell’universo, elenca le generazioni degli dei, Urano, Crono e Zeus.

Nelle Opere e i Giorni vengono affrontati temi come il lavoro, la giustizia ricorrendo al mito di prometeo e morale, economica, matrimoniale, agricola, dando consigli di natura morale. L’aretè descritta da Esiodo èè dunque quella del mondo contadio greco delle origini.



                                    LA GRECIA ARCAICA E I POEMI DI OMERO



Le testimonianze più antiche della forma classica sono i miti e i poemi, come l’Illiade e l’Odissea (in realtà non si sa molto di questi miti e si mette in dubbio persino l’esistenza del loro autore).

Questi poemi sono attribuiti ad Omero, ma in realtà non si sa molto di questo personaggio e si mettein dubbio anche la sua esistenza. Nei poemi omerici compare il concetto di aretè, cioè di virtù, non solo morale. L’Illiade, ad esempio, presenta laretè della guerra e l’Odissea l’aretè intellettuale.

La funzione di questi poemi è dunque quella di presentare esempi da seguire.

IL RISCATTO DI CELSO  Il filosofo Origene si è impegnato nella difesa della nuova religione, il cristianesimo, contro gli attacchi del paga...